ALTO PROFILO E SANO SPIRITO CORSARO AL SERVIZIO DEL PAESE

Alto profilo montagnoso Monte Leone

E siamo arrivati a Draghi. Il come lo abbiamo visto tutti. Il perché non è da cercare negli anfratti più emotivi e meno razionali che stanno in ognuno di noi e che sono plasmati da ciò che abbiamo visto. Infatti molteplici sono le letture come variegato è l’immenso mondo dei media- social che interpretano l’accaduto e ne generano continuamente nuove forme.

E’ quel che non abbiamo visto l’elemento davvero utile a comprendere.  Noi non abbiamo visto ma i partiti, i parlamentari e i governanti certo che hanno visto e vissuto.

Cominciamo con il dire che un Draghi: figura autorevole e altamente competente; la troviamo in ogni Nazione, anzi, in alcune troviamo più di un Draghi.

Da noi, visto l’apparente unicità si è iniziato a citarlo e a evocarlo già da diversi mesi. Una evocazione così insistente che quasi non sorprende l’accaduto. Non ce lo aspettavamo ma in cuor nostro lo speravamo in molti e suppongo, non solo dentro i confini del “bel Paese”. Ricordo i richiami di Gentiloni sul Recovery e visto dove lavora Gentiloni ne comprendiamo tutto il significato.

Va da sè che ne parlo con distacco a differenza di molti che hanno ingiuriato contro quel Renzi “corsaro”. Convinti che il solo puntare il dito contro Renzi significasse trovare l’essenza di una politica, che io trovo buona solo a scaldare i cuori ma inerme a scalare le montagne. E noi in questo momento le abbiamo bisogno entrambe, se non in dose maggiore per lo scalare le montagne.

Certo, Renzi rimane corsaro nella sua spregiudicata azione tattica ma non fingiamo di scordare che lo spazio tattico nel quale Renzi agisce lo abbiamo voluto immutato in trent’anni di vani tentativi di riforme Costituzionali. Ultimo tentativo quello del 2016. E’ uno spazio chiaramente permeato nel nostro sistema Parlamentare bicamerale e in tanti anni, diversi sono stati gli attori “corsari” che lo hanno solcato, della prima e seconda Repubblica. L’alone galvanizzante che ruota attorno a Draghi sembra promettere un salto dalla seconda direttamente alla quinta Repubblica. Un pizzico d’ironia non guasta mai, anzi ci aiuta a capire quanto per il nostro Paese sia difficile riuscire a sfangare. Colpa di uno Stato elefantiaco, pesante e onnipresente ma anche colpa di un popolo che non sempre si fa Stato.

Ma davvero riteniamo che una domanda non possa insinuarsi spontanea e naturale se non abbiamo paraocchi e paraorecchie: è verosimile aver considerato il Governo Conte due (nato sempre grazie allo spirito corsaro di Renzi) all’altezza del momento? O meglio siamo certi nel ritenere Conte immune da errori nella predisposizione del Recovery? Tanto da spiegare l’evolversi degli eventi e tratteggiare quel che non abbiamo visto che citavo all’inizio.

Chiamiamolo momento il valico più alto di una crisi economica, sociale  e ambientale (sanità e ambiente s’incastrano) che con la pandemia si è manifestata in tutte le sue componenti di peso e di potenza.

Chiamiamolo momento, perché siamo degli inguaribili ottimisti, ma non neghiamoci che siamo nel bel mezzo di un disastro, accentuato da una sommatoria di inadeguatezze e ritardi che ci trasciniamo irrisolti da molti anni: burocrazia, giustizia, ricerca e formazione, infrastrutture. Motivo per cui da molti anni si parla di riforme da fare. Lo stesso “Piano della ripresa e della resilienza” titolo sotto cui passa un fiume di miliardi provenienti dall’Unione Europea purchè si facciano determinati riforme strutturali. Davvero pensate che 209 miliardi provenienti dall’Unione Europea possono essere spesi in una logica tutta italica che fluttua tra il vogliamoci bene e il tiriamo a campa’ tanto per cui basta un documento generico e a maglie così larghe d’accontentare un po’ tutti ma certi di garantirne il fallimento rispetto alle finalità per cui è stato voluto.

Visto che si definisce senza nessun riguardo per i precedenti, il Governo prossimo a venire un Governo di alto profilo, descrivendo per natura opposta i precedenti e visto dunque il focus principale  di realizzare le agognate riforme, che rappresentano le vincolanti covenants del recovery,  non ci resta che stare con salutare distacco a vedere con la dovuta attenzione.

A vedere che cosa?

Intanto che queste riforme si facciano, sapendo che se sono vere riforme, le stesse non sono e non possono essere prodromiche di un ampio riconoscimento elettorale e questo è il motivo per cui si può comprendere e accettare un Governo “di tutti” o “di scopo”. Poco importa il titolo.

Come è di facile comprensione accettare che un efficiente piano vaccinale possa essere proposto e gestito da un Governo il più ampio possibile, a meno che la fumettistica  italiana non preveda che la scelta del braccio, destro o sinistro, dove iniettare il vaccino sia espressione di coalizioni governative differenti. Non scherziamo.

Per queste considerazioni non mi stupisce anzi lo comprendo un Governo “di tutti” se capace di mettere a terra una seria e definitiva azione riformatrice che in questa fase e in questo contesto, non possono essere che riforme della macchina organizzativa dello Stato, della Giustizia e della formazione. A questo si aggiunge per ragione fattuale un efficace piano vaccinale e aggiornamento del sistema sanitario.

Insieme per affrontare l’emergenza e gestire il disagio economico e sociale che ne deriva; insieme per adeguare e quindi modificare le regole operative di uno Stato che vuole ritenersi moderno se capace di competere in una economia globale che la pandemia ha provvisoriamente annebbiato, ma state pur certi che indietro non si torna.

Il sovranismo da qui ne esce fortemente ridimensionato e la scelta Europeista è diventata tattica e via obbligata oltre che scontata anche da forze come la Lega. D’altro canto il populismo (racconto facile e ingannevole che l’aspirante leader fa al popolo) può riempirti di voti in poco tempo ma il realismo violento della pandemia te li toglie con altrettanta rapidità e questo la Lega lo sa.

Passaggio non da poco che potrebbe presagire, se ben speso, all’anno zero della politica Italiana.

A Draghi il compito di presentare un Governo che per scontata condizione, per forza deve intestarsi di una indiscussa padronanza tecnica dei suoi Ministri. Ai Partiti il compito della congiunzione politica. In questo senso l’anno zero della politica italiana. I Partiti hanno l’occasione d’intraprendere una nuova conformazione rispetto alla democrazia e all’organizzazione Stato adeguatamente riformata. Tutto dipende da come sapranno mettere in campo le riforme essenziali che l’Italia attende per un suo domani più roseo. Il recovery è la leva, la sola disponibile e unica, ecco perché l’Unione non ci consente di sprecarla. Ai Partiti il compito di farsi riconoscere nella prospettiva riformatrice e a tal proposito credo molto nel Partito Democratico. Ha tutte le carte in regola per distinguersi nell’opera riformatrice fatta di elaborazione, visione e equilibrato compromesso. Un Partito Democratico plurale, capace di rappresentare il Paese da Nord a Sud e armonizzare le diverse componenti sociali.

Per farlo, consiglio un pizzico di sano spirito corsaro, in fondo è quello che serve per andare alla scoperta di nuovi mondi (riformare) senza la paura di rimetterci. Non basta certo un Ministero della transizione ecologica per condire via un popolo che con la pandemia è certo più incazzato e più esigente.

Allora forza: dimostriamo che con un profilo alto e un sano spirito corsaro, al servizio del Paese,  rimettiamo in moto la nostra economia da europeisti per il bene di tutta l’Europa e con la cultura che da essa deriva, favoriamo l’inclusione e nel rispetto della dignità umana come unica premessa al rispetto e alla salvaguardia ambientale.

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